Dottor Giorgio Gagliardi
Medico Psicoterapeuta (OMC 74)
Direttore Sezione Psicofisiologia
De “Il Laboratorio” di Bologna
Variabili psicofisiologiche delle Apparizioni/Visioni
di tipo Cattolico con Immagini Immaginative
Commento su due “estasi di tipo cattolico” avvenute nel marzo 1986
(Aggiornamento, 2013 – Prima versione pubblicata in “Madonna di Ghiaie”, Documenti)
(Aggiornamento, 2013 – Prima versione pubblicata in “Madonna di Ghiaie”, Documenti)
Novara, 2013
1. Premessa
2. La prova di realtà o riflesso di orientamento
3. Le immagini immaginative durante lo stato di trance estatica (SMC)
4. Conclusioni dell’indagine suppletiva del 2012
5. Bibliografia consultata
1. Premessa
È già stato documentato e affermato (nota 2) che i cosiddetti “veggenti” non hanno, tutte le volte che affermano di dispercepire la Madonna, le medesime risposte psicofisiologiche che si dovrebbero riscontrare seguendo la mappa di Fischer, e cioè con iperattivazione iperadrenergica; come si legge più avanti, ciò era stato detto fin dal 1988.
1.1 Visionari e veggenti con riscontri neurofisiologici differenti
Molte quindi sono le ipotesi già avanzate circa i vari riscontri strumentali (circa una ventina su oltre 10.000 eventi dichiarati a Medjugorje, e oltre un centinaio di tracciati durante le visioni/apparizioni registrate e relative ipnosi a Bolzano, Gorizia, Sofferetti, Oliveto Citra, Pescara, Borgosesia, di cui molti pellegrinaggi in ogni sito apparizionale come Scarpapè, Genova, Lugano, Giubiasco, Milano, Svizzera Italiana, Schio, Case private svizzere ed italiane).
Sono stati studiati soggetti attuali o passati avvenimenti, come Ghiaie di Bonate, Gimigliano, per circa una cinquantina di soggetti autodefinitisi “veggenti” (solo nella diocesi di Spalato e Mostar, Mons Janic mi fece accompagnare da Mons. Solic in più di un centinaio di posti dove qualcuno si proclamava veggente, siti non tutti visitati anche se descritti perché conosciuti da Solic).
Sono state fatte circa un centinaio di registrazioni poligrafiche già pubblicate in varie riviste e libri di apparizioni religiose e riscontrabili nei vari curriculum dei due cofondatori del Centro Ricerche di Psicofisiologia sugli SMC di Milano (M. Margnelli e G. Gagliardi) e come pubblicato in “Verrà a visitarci dall’alto” di Giacometti e Sessa.
Sono state recentemente avanzate, nel 2011, contestazioni, già presentate da noi come variabili riscontrabili nello stato di coscienza estatico fin dal 1988, da parte di medici che hanno affermato documentalmente quanto da noi già asserito e riscontrato strumentalmente 13 anni prima (nota 2), secondo cui non sempre è presente lo stato iperortosimpatico previsto da R. Fischer per giustificare variabili dello stato di coscienza, presentato da soggetti autodefiniti “veggenti” o “visionari”.
Verosimilmente tali medici non avevano consultato le nostre dichiarazioni in merito e non erano a conoscenza di tutta la mole di lavoro effettuata e pubblicata. È ben vero che i nostri studi erano iniziali, senza termini di paragone precedenti di una certa rilevanza strumentale, ma solo clinica e/o semeiologica (v. Lourdes e casistica citata in bibliografia); si partiva tuttavia da studi che attestavano componenti similari allo stato estatico stesso, successivamente definito ed inquadrato meglio, anche se non in via definitiva, nella mappa degli stati di coscienza di R. Fischer, che ha iniziato a ipotizzare le progressioni dallo stato di coscienza di realtà ordinaria verso stati di coscienza modificati, che si aggiungevano agli stati di coscienza classici riconosciuti dalla medicina ufficiale (stato veglia, sonno, sogno, coma). Si prende atto, in ogni caso, che, contemporaneamente e successivamente a Fischer, sono state avanzate altre classificazioni degli stati coscienza ordinari e non ordinari.
1.2 La ricerca di una conferma con la mappa di Fischer
Tale mappa ha interessato anche la fenomenologia ipnotica, che, agli inizi della ricerca, nel 1984, si pensava potesse produrre quei fenomeni apparizionali. Ipotesi mai dimostrata sperimentalmente da noi, sebbene riscontrata poche volte e con altre note psicofisiologiche in contesti non ancora esenti dall’inganno o indotti ipnoticamente da altri operatori.
Le Visioni si differenziano totalmente dalla psicofisiologia da iperattivazione adrenergica e accompagnata da altri parametri psicofisiologici, come risulta dalla Tabella del Centro sulla Diagnosi Differenziale tra Stato di Estasi ed Ipnosi; si noti che l’ipnosi non è citata nella Mappa di Fischer.
Le conclusioni citate sono ritenute ancora valide; poi i singoli casi citati, secondo la mappa di Fischer, di Apparizioni spontanee o immagini immaginative “spontanee”, devono essere meglio differenziate da quelle volontarizzate, o che possono emergere dal flusso immaginativo costante del cervello del soggetto per modalità sue proprie più avanti elencate.
In tutte le Apparizioni considerate autentiche (secondo il criterio della Chiesa Cattolica) si deve applicare una valutazione e un confronto con la tabella già citata e senz’altro questa tabella iniziale (1986) deve essere riaggiornata (tabella che segue la tabella pubblicata da E. Rossi, della scuola di Milton Erickson, nota 21, 22, 23). Quindi la neurofisiologia accompagnatoria prevede:
– Il soggetto si può trovare in uno stato di coscienza ordinario e quindi non ha le variazioni previste da Fischer per l’estasi, ma può essere ancora ai limiti dello stato ordinario di coscienza (stato discreto C) e avere l’immagine immaginativa guida (senza i riscontri psicofisiologici dell’estasi).
– Il soggetto modifica, nella preparazione dell’evento, il suo stato di coscienza ordinario ed arriva a qualche stato intermedio di attivazione simpatica (stato discreto SdC) senza oltrepassare però la prova di realtà.
– Il soggetto riconosce come esperienziale e quindi per lui “reale” uno stimolo dalla cui esperienza il soggetto è fortemente motivato e può andare oltre la prova di realtà (come nella volontarizzazione, training autogeno 2° stadio).
– Il soggetto può raggiungere l’estasi Cattolica seguendo il modello psicofisiologico di tipo orientale, meglio concomitante all’immagine immaginativa o meno (vedi registrazione del 1986).
– Il soggetto entra in uno stato di estasi Cattolica con caratteristiche psicofisiologiche ben definite e già segnalate in letteratura, e ha modificazioni che agiscono a livello cognitivo comportamentale.
– Il soggetto non sempre segue lo schema di Fischer e/o i riscontri preparatori alla variazione neurofisiologica riscontrata dall’autore.
La mappa di R. Fischer mostra diversi tipi di transizione dallo stato di coscienza di base o della realtà quotidiana agli stati alterati o modificati di coscienza che si susseguono con caratteristiche in crescendo o diminuendo e che precedono quello finale, che sarebbe lo stato estatico (ortosimpatico) ed il samadhi (parasimpatico).
Tali stati finali (SCA o stato alterato di coscienza o SMC o stato modificato di coscienza) si raggiungono:
– con uno stato di attivazione/iperattivazione del sistema neurovegetativo; tale stato raggiunto fa variare le caratteristiche neuro- e psicofisiologiche dello stato di coscienza ordinario (vedi Mappa di Fischer) e, superati lo stato di ansia o di tranquillità, poi il soggetto supera
– la “prova di realtà”, cioè il soggetta inizia
– presentare una diminuzione della percezione degli stimoli ambientali esterni che non raggiungono più i centri associativi e
– a rispondere solo alla stato modificato in cui entra, per cui è solo dipendente dalle immagini di quello stato e inizia tutta una serie di modifiche dei suoi recettori sensoriali caratteristici;
– ha superato la prova di realtà, sebbene le immagini immaginative dispercepite del momento siano sempre efferenti dai centri sensoriali centrali associativi:
– il sistema è solo in uscita o output,
– il blocco afferenziale o input non segue più le vie ordinarie,
– il sistema di vigilanza/(ARAS) ovvero il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente che decifra i segnali esterni è disattivato, perché il soggetto è in un altro stato di coscienza, diverso dallo stato di realtà.
2. La prova di realtà o riflesso di orientamento
Tale prova di realtà o riflesso di orientamento (OR) si pianifica nei modi più svariati, con terminologia differente, come riflesso tattile, riflesso dolorifico, riflesso termico, riflesso alla luce, riflesso al suono: cioè risposte ai vari stimoli recettoriali; e i recettori dei sensi risultano completamente incapaci di trasmettere ai centri superiori lo stimolo ricevuto, e conseguentemente non c’è più risposta ambientale esterna, allora si dice che
– si è superata la soglia o prova di realtà, non si è più nello stato di realtà ordinaria, ma in stati modificati di coscienza che variano da discreti a completi (SdC, SMC).
Il soggetto è nella dimensione del suo mondo interiore e assiste a quanto il flusso delle sue immagini mentali (e con queste si intendono non solo quelle stimolazioni del canale visivo, ma di tutti i sensi) proietta in un ambiente che può o meno coincidere con quello esterno ordinario.
Man mano che si progredisce negli stati modificati di coscienza, si ha un’ accentuazione del sistema neurovegetativo prevalente e altre modifiche, come la diminuzione della fase tonica e fasica dell’attività elettrodermica (EDA).
La dissociazione dell’uomo che, da attore dello stato di realtà ordinaria, diventa attore/spettatore di altri programmi di attivazione centrale, avviene per uno squilibrio del sistema neurovegetativo a favore di una sua branca prevalente e si osservano qualitativamente e quantitativamente tutte le modificazioni biologiche che detta branca attivata o iperattivata produce, oltre all‘attivazione di altri centri cerebrali e alla disattivazione dei sistemi neuronali e centri della veglia.
Il passaggio dallo stato base o di realtà comporta l’abolizione delle afferenze sensoriali, per cui il soggetto non risponde più agli stimoli dell’ambiente in cui è presente: i suoi centri sensoriali non ricevono più gli stimoli esterni e non avviano la risposta in uscita allo stimolo.
Il sistema implicato nella variazione del riflesso di orientamento è l’ARAS, ovvero il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente.
Tale Sistema Reticolare Attivatore ha prevalentemente due funzioni:
– Funziona come sistema di risveglio per la corteccia cerebrale.
– Il suo funzionamento é essenziale per mantenere lo stato di allerta e di coscienza.
Quindi negli stati modificati di coscienza questo sistema si stara, ovvero non funziona più, perché si sono attivati altri sistemi e centri che disattivano l’ARAS, come ad esempio nel sonno-sogno, nello stato ipnagogico e altri.
Tali modificazioni neuronali e centrali attivate/disattivate con la prova o riflesso di orientamento hanno richiesto un’ulteriore revisione di alcuni stati di coscienza e precisamente di alcune trance “estatiche” registrate nel 1986 a Medjugorje durante riprese video di Canale 5 dal Dott. Marco Margnelli.
In ogni stato modificato di coscienza, se si supera la prova di realtà, il riflesso di orientamento non è più presente né controllato dal sistema neurologico (ARAS) ben preciso e definito che dà al soggetto vigilanza, coscienza e consapevolezza. Quindi se il riflesso è presente e sono presenti attività di veglia, lo stato di estasi non è più tale come stato modificato di coscienza previsto (SMC, ma SoC o stato ordinario di coscienza), nonostante le eventuali immagini immaginative accompagnatorie.
3. Le immagini immaginative durante lo stato di trance estatica (SMC)
Ancora non si è stabilito concordemente se lo stato di attivazione emozionale e conseguente attivazione neurovegetativa preceda o segua le immagini immaginative che poi polarizzano l’attenzione e l’aspettativa del soggetto visionario/veggente che si dissocia, cioè diventa spettatore di sé stesso ed attore, come succede nel sogno, anche se lo stimolo immaginativo si è introdotto nel flusso immaginativo di base e ne è diventato il leitmotiv del momento.
Le registrazioni poligrafiche nel corso degli anni si sono affinate; sono attualmente computerizzate, e già dal 1987 si riprendeva, dopo attente osservazioni dei tracciati, tutta la registrazione poligrafica preparatoria all’evento, durante e anche dopo (non è accaduto nel 1985/1986 a Medjugorje):
– introducendo il Riflesso di Orientamento (testato appunto sulla traccia dell’Attività Elettrica Cutanea o EDA) come altezza dell’onda fasica provocata da qualsiasi stimolo usato e determinato come quantità e qualità del medesimo;
– e tale riflesso rappresentava pure il livello di vigilanza testato sulla traccia dell’attività elettrotermica come frequenza delle onde fasiche spontanee nel tempo;
– inoltre attualmente si può estrapolare una seconda attività chiamata tonica (trasformata di Fourier), che è l’attività di base, mentre l’altra è chiamata
– fasica, che è quella provocata dagli stimoli non filtrati e non bloccati dalla disattivazione/staratura del sistema ARAS.
Tali parametri, molto utili, hanno dimostrato che c’è una preparazione all’iperattivazione neurovegetativa già durante la ritualizzazione, o tempo precedente di pre-apparizione, e questo potrebbe essere sufficiente a stabilire se è
– l’aspettativa della visione a provocare questa preparazione neurovegetativa oppure – l’avvicinarsi all’evento apparizionale che provoca quei treni d’onda di ortosimpatico tono sempre più ravvicinati nel tempo, che diventano il trigger o l’innesco della trance estatica medesima (nota 3, pagg. 61, 65, mentre con riferimento alle pagg.79, 80, le reazioni sono meno significative); anche a pag. 168 Cigada, Pagani ecc. giungono alle stesse conclusioni che i soggetti presentano un’attivazione verosimilmente simpatica durante la fase di “estasi”, mentre durante l’ipnosi i tre soggetti testati presentavano piuttosto uno stato di rilassamento con predominanza relativa della componente vagale.
La diminuzione del riflesso di orientamento, in molti casi come stimolo tattile, mostra il passaggio da uno stato di vigilanza e di coscienza/consapevolezza a uno stato sempre meno vigile e a una dissociazione o trance, cioè immersione in uno stato non fisico (SCA SMC) come visualizzazione guidata o variazione del flusso immaginativo con prevalenza di un’immagine guida che si attiva nel flusso immaginativo del soggetto e ne capta la prevalenza cognitiva.
Le varie registrazioni e diagrammi della trance rievocativa ipnotica come visualizzazione guidata mostrano come nella visualizzazione si possano avere anche variazioni che mimano lo stato estatico, come immagini e psicofisiologia (pag 185/196 nota 3).
3.1 La definizione di immagine mentale
Questa non è mai stata univoca: diversi autori hanno dato riscontri differenti, ma si è d’accordo sulla loro natura e cioè che non sono una rappresentazione del percepito sensoriale (vedi Holt, e poi Pibram, Galanter, Miller, nota 7), ma
– una rappresentazione mentale anche a carattere parapsicologico (Holt 1964) e in particolari stati di stress, Antonelli descrive 13 tipologie di immagini mentali, fra cui introduce anche l’immagine “allucinatoria”.
Secondo Holt, quando queste immagini immaginative insorgono in assenza di stimoli sensoriali (cui Antonelli fa riferimento quali “allucinazioni paranormali”), esse sono ben distinte dalle allucinazioni patologiche e riguardano i fantasmi, apparizioni di qualunque entità, visioni mistiche e/o religiose emozionali.
Quindi il tema delle immagini mentali a carattere spiritico/religioso non era disdegnato da quegli autori, che ben si guardarono dal dare un connotato patologico alla parapsicologia, a eventi della religione o agli stati modificati di coscienza.
Secondo Mac Kellar, la mente potrebbe elaborare gli elementi offerti dai sensi in modalità indipendenti da quanto offerto, e fonderebbe ed elaborerebbe tali elementi dando loro
– forme nuove e riorganizzandoli in modo da produrre risultati nuovi (nota 19, pag 5).
In seguito col cognitivismo e la costruzione di una mente attiva,
– la percezione e l’immaginazione sarebbero forme della medesima attività mentale o psichica fondamentale, per cui ci sarebbe un continuum (avvicinamento o non distacco) tra queste due attività mentali che sono all’estremo della medesima attività psichica. Queste ipotesi sono state in seguito confermate
– dall’effetto Perky (Segal 1972), in cui uno stimolo esterno può introdurre un’immagine nel flusso ideativo senza che il soggetto sia consapevole di questo.
Questo effetto è molto importante perché si ha una immagine mentale derivante da uno stimolo esterno/interno non meglio specificato, che si chiama anche spontaneo.
Molti altri autori si sono interessati all’argomento e le loro conclusioni confermano sempre di più che i limiti tra percezione e immaginazione possono essere sempre più sfumati, quando non è possibile (Berlyne) tracciare distinzioni precise, per cui si hanno pure comportamenti differenti.
Nel 1985 Kitamura accentua il fatto che, mentre le percezioni sono legate allo stimolo esterno, le immagini mentali possono essere modificate dalla mente (attiva) poiché possono essere modificate a piacimento dalla mente stessa (Arieti 1967).
Altri autori, come Neisser (1976), difendono la novità delle immagini mentali come costruzioni di nuovi modelli e non riesumazione di ricordi passati; quindi percezione e immaginazione possono costruire anche immagini nuove che la mente non aveva nei suoi scaffali.
3.2 Immagini mentali come costruzione di nuovi modelli cognitivi.
Una nuova informazione.
Esiste una certa interdipendenza tra l’immagine mentale e il pensiero e Piaget riconosce all’immagine non solo una funzione cognitiva, probabilmente anticipatoria del pensiero, ma parla di una polivalenza della medesima, in cui le dinamiche emotive si esprimono appunto in un codice immaginativo, che quindi ha un suo ruolo ben preciso nel processo cognitivo e organizzato o nelle abilità cognitive superiori (Lorenz, nota 19. pag.30).
Tuttavia il pensiero logico matematico è diventato uno strumento primo del sapere, a scapito di altri codici mentali, come le immagini mentali, cui è stata attribuita solo una complementarietà accessoria. Ciononostante, questa attività mentale è stata reintrodotta nella psicologia e psichiatria attraverso le varie tecniche psicoterapeutiche che si basano appunto sulla produzione di immagini mentali.
Inoltre l’immagine mentale avrebbe la proprietà di simulare più velocemente, di dare informazioni nuove (Ahsen, 1982) e di interpretare in modo più strutturale il materiale cognitivo della realtà percettiva e quindi precedere la rappresentazione della realtà esterna e le varie soluzioni operative che poi il processo cognitivo attua.
Si è preferito adottare una soluzione semplificata delle immagini mentali proposta da Richardson ad altre più elaborate, ma più dettagliate e quindi più dispersive per la questione apparizionale, in quanto Shepard conferma che “una delle sorgenti esterne al cambiamento del pensiero sono appunto le immagini mentali e i processi mentali che comportano”.
Si ricordi che Holt, tra le immagini mentali inserisce quelle “parapsicologiche, di Entità religiose e altro”.
Il quesito scaturiva dalla differenziazione effettuata da Richardson, che aveva dato una classificazione abbastanza esaustiva delle immagini mentali stesse, e cioè (1983):
– Immagini persistenti, che permangono dopo, cioè quando la stimolazione esterna si esaurisce, come il guardare il sole e poi guardare una parete su cui apparirà il sole in altri colori o nei medesimi.
– Immagini eidetiche, un tempo identificate nell’abilità del soggetto di vedere un’immagine mentale che è l’esatta copia di una esperienza sensoriale originale e quindi un ricordo vivido. Attualmente si preferisce impiegare tale termine per descrivere l’immagine di un’immagine creata volontariamente dal soggetto. Sono più frequenti nei bambini che negli adulti.
– Immagini del pensiero. L’immagine del pensiero è quella che si accompagna alla vita, in quanto si rievoca nella esperienza di tutti i giorni come elemento di ricordi passati, nei processi mentali e verbali della quotidianità, e accompagna anche le azioni anticipatrici del futuro. Si tratta cioè di quel tipo di immagine mentale che l’uomo ha vissuto esperienzialmente durante l’apprendimento, trasformandola poi in pensiero e dandogli un nome o categoria di immagini, e che quindi rievoca anche in modo inconscio quando dice nomi di categorie di immagini definite appunto con un nome specifico.
– Immagini dell’immaginazione. Compaiono queste immagini quando si ha una diminuzione dell’attenzione rispetto all’ambiente esterno e allora le immagini del pensiero cedono il posto al flusso di immagini dell’immaginazione, in cui il soggetto è sempre più assorbito dal contenuto dei nuovi fenomeni che diventano quasi percettivi: quindi stati di coscienza discreti (SdC), intermedi tra lo stato di realtà e l’altro, cioè quello modificato di coscienza (SMC). Il soggetto diventa sempre meno recettivo verso il mondo esterno, che non lo sollecita più e inoltre i centri che attivano lo stato di realtà tendono a disattivarsi e si attivano altri centri cerebrali, mentre se ne disattivano altri che producono ad esempio lo stato di realtà ordinaria.
Il contenuto delle immagini immaginative può assumere emozioni molto forti, assume carattere di novità e originalità fino a che l’immagine può apparire addirittura come fisicamente presente anche su tutti i canali sensoriali.
Se poi il soggetto si immedesima sempre più in questo tipo di immagine
– si abbassa la consapevolezza esterna (diminuzione dell’ OR, ovvero riflesso di orientamento), e il soggetto vive l’esperienza dell’immaginazione come nella realtà esterna sensoriale per cui
– il riflesso di orientamento si abbassa fino a scomparire ed
– emergono altre facoltà psicofisiche particolari come
– l’anestesia al momento e postuma,
– la mancata risposta dell’attività elettrica cutanea (EDA) a stimoli tattili, dolorifici e altro e anche fenomenologie inusuali come
– la foto-stimolazione retinica che diminuisce la sua risposta e
– una diminuzione generale e non patologica di tutte le risposte sensoriali, senza alterarne i recettori medesimi, che continuano a trasmettere senza arrivare ai centri discriminanti e associativi.
Questa classificazione ha il merito di differenziare i tipi di immagine cui vanno soggetti la mente/il cervello umani con i riscontri psicofisiologici che le accompagnano e misurabili qualitativo/quantitativamente sui tracciati poligrafici e strumentali vari.
Si può quindi concludere che le varie trance, tra cui la trance estatica, rientrano in quest’ultima categoria di immagini, i cui contenuti del resto sono spesso assimilabili alle stimolazioni percettive, pur non essendo tali, poiché rientrano nello stesso continuum percezione/immaginazione.
3.3 Le immagini guida della nostra mente e delle nostre esperienze
Con alcune tecniche immaginative guidate o insegnate si può accedere a immagini immaginative consapevolizzate, che emergono dal racconto del soggetto, che si apre al flusso delle immagini che scorre nella mente/cervello e si sintonizza su di esso introducendo elementi nuovi, ovvero nuove immagini.
Tale fenomeno, da alcuni autori (Pope e Singer, 1978) è ritenuto un fenomeno neuronale, che appunto può essere attivato da tecniche di immaginazione guidata o meno e, in quest’ultimo caso, si hanno immagini inconsapevoli, chiamate anche spontanee, anche se provengono dai ricordi del subconscio, o appunto nuove acquisizioni del processo cognitivo.
Alcuni soggetti hanno anche caratteristiche psicofisiologiche da verbalizzatori piuttosto che da visualizzatori. I primi sono coloro che sono abituati a definire le loro emozioni con simboli o parole specifiche, e sono quindi meno preparati alle emozioni vissute come tali, mentre i visualizzatori sono coloro che elaborano gli stimoli emozionali che ricevono in modo più diretto ed efficiente.
3.4 Visualizzatori e verbalizzatori
I visualizzatori potrebbero essere i soggetti denominati
– “sensitivi”, cioè soggetti che hanno maggiore sensibilità verso stimoli anche sotto la soglia considerata minima della stimolazione medesima e quindi in grado di elaborare informazioni che gli altri non ricevono; questi soggetti sono anche definiti a “bassa soglia” per il medesimo motivo, perciò non necessariamente il sensitivo è già tale, ma lo può diventare in particolari momenti.
A tali abbassamenti delle soglia emozionale possono corrispondere manifestazioni esterne che tendono a deconcentrare il soggetto dal mondo esterno, come ad esempio tuoni, lampi ed altri stimoli, che predispongono il soggetto a ricezione emozionale non controllata dalla coscienza: la coscienza che guiderà il soggetto sarà quella dell’esperienza che sopravviene e che G. Lapassade chiama l’Io della trance (anche se quest’ultima è da lui chiamata “transe”).
Le immagini nuove che polarizzano e fanno cambiare lo stato di coscienza del soggetto sono, come è stato detto, mediate da qualche evento emozionale che precede la variazione psicofisiologica e immaginativa.
Da diverso tempo sono state avviate terapie cognitivo-comportamentali con le immagini mentali tali da riprodurre situazioni del passato e descrivere così le emozioni provate a suo tempo con la loro psicofisiologia dell’epoca. Con tale addestramento si induce o auto-induce il soggetto ad immettersi in quelle situazioni e ad adottare strategie per superarle con nuove soluzioni mediate dalle immagini mentali stesse, stimolate o modificate.
È ben vero che tutte queste tecniche riguardano situazioni stressanti, ma possono essere anche applicate per “produrre nuove immagini, che ovviamente non sono più spontanee”, cioè senza evidente stimolo “esterno”, ma provocate.
Ad esempio, tra le numerose psicoterapie, si vogliono ricordare gli esercizi superiori del training autogeno (Schultz,1935 e modifiche successive) in cui i processi “meditativi” si basano sulle capacità del soggetto di visualizzare colori, immagini, oggetti concreti e astratti, scene, persone, entità. Ed ecco che
– la visualizzazione assume un ruolo centrale e si può psicofisiologicamente scivolare attraverso il diaframma della prova di realtà in stati modificati o alterati di coscienza, dove persone e/o entità immaginate assumono il ruolo principale della visualizzazione stessa.
Tutto questo fa parte della mente attiva, che, quando si trova aldilà della prova di realtà, è come se stesse vivendo realmente ciò che succede esperienzialmente.
A questo punto è lecito introdurre fra le immagini immaginative anche:
– quelle che non riconoscono uno stimolo tra quelli descritti, ma provengono da altre fonti chiamiate “spirituali” e che nel mondo delle religioni si identificano nelle varie Entità ivi presenti (già citato Holt), non come immagini “riesumate”, ma con nuove cognizioni e consapevolezza.
È logico a questo punto supporre che tali Entità abbiano un altro tipo di approccio con la mente dell’uomo, che le trasferisce negli stessi centri associativi sensoriali per comprenderle, e quindi lo stato di coscienza dell’uomo non è quello della realtà ordinaria, ma quello di uno stato modificato di coscienza di cui si possono testare pure i parametri psicofisiologici e statisticamente costruire tabelle differenziali non definitive.
Si tenga poi presente che, ad esempio la Madonna, nel mondo Cattolico, è stata un Essere umano reale e storico, e, secondo la stessa Chiesa, ancora attualmente reale, sebbene con un corpo “modificato” che stimola sempre la mente umana che la percepisce come se fosse sui canali recettivi sensoriali o più propriamente (come dimostrato) nei centri associativi dei medesimi, che la ripropongono.
Quindi, se questa Entità si manifesta nel flusso immaginativo di qualcuno e/o non in quello di altri soggetti presenti, è perché, nello stato in cui è adesso, il soggetto che dispercepisce non cade sotto l’informazione sensoriale normalmente intesa, ma sono stimolati nello stesso i centri sensoriali che l’accolgono come se fosse reale e:
– È esperienzialmente reale (il cervello/mente non ha altri centri per decodificare ed inquadrare gli stimoli dalla realtà esterna o interna o da stati modificati di coscienza che possono manovrare come un interruttore gli stessi centri primari).
– Se è esperienzialmente reale, la Chiesa Cattolica, citata per le Apparizioni Mariane o di altre Entità Religiose già umane o non umane, ha altri parametri per giudicare come oggettivo un fatto soggettivo oggettivizzato (come se il soggetto vedesse l’Entità).
La mappa degli stati di coscienza di Roland Fischer spiega il ruolo del sistema neurovegetativo a seconda della stimolazione dei suoi due componenti: l’ortosimpatico o sistema di allerta, eccitazione, ed il parasimpatico, o sistema di stato o di diminuzione degli stimoli.
Mappa degli Stati di Coscienza di Roland Fischer
Mappa della varietà degli stati di coscienza dalla percezione all’allucinazione, meglio immagine mentale, in un continuum di attivazione ergotrofica (ortosimpatica) a sinistra e percezione, meditazione o ipoattivazione per attivazione parasimpatica in aumento a destra.
La prova di realtà tra lo stato di coscienza della realtà inizia dopo l’ansietà a sinistra e dopo la tranquillità a destra, dove hanno inizio gli stati di coscienza alterati o modificati.
Il termine allucinazione non si deve intendere solo in senso patologico di disturbo mentale, ma nel senso che detta immagine immaginativa, qualunque ne sia la causa scatenante, si forma nel cervello/mente ed è proiettata all’esterno e vissuta come reale, anche se il soggetto non è più nello stato di realtà ordinaria.
3.5 I due stati estatici di Marjia Paulovic il 16/03/1986 e 18/03/1986.
3.5.1 1 evento – 16/03/1986
Ora è spento il poligrafo, che riprende quando è il soggetto è in ginocchio e inizia stato estatico di Marija (vedi anche note scritte dal medesimo operatore).
Continua la registrazione durante lo stato di “estasi” del soggetto che ha il comportamento oramai abituale dell’ “estasi” stessa.
La registrazione consta di 18’ di tracciato, con la prevalenza della registrazione del sensore vascolare periferico, cui si aggiunge durante l’evento (per motivi tecnici non definiti) la registrazione dell’attività elettrodermica con qualche discontinuità; non sono stati registrati il respiro costale e diaframmatico. È doveroso aggiungere che l’operatore, di sua iniziativa, ha sospeso la registrazione prima dell’evento per ben due volte, eliminando così il dato importante della continuità del tracciato.
– Una prima registrazione di base è avvenuta non vicino all’orario dell’evento. La sua durata è di 2’ e non è registrata l’attività elettrodermica. Mostra un tono vascolare attivo e una frequenza cardiaca tra 90’/84’; nell’ultimo minuto anche il pletismo si mostra meno tonico.
Nella registrazione pre-evento che avviene alle 17:00
– 9 minuti prima, Marjia mostra una vivace attività elettrodermica caratterizzata da onde ravvicinate e alte a più cuspidi di h tra i 10/40 mm, raggiungenti anche 50 mm, con treni d’onda decrescenti e crescenti che durano in media 25”, che
– dopo qualche minuto si diradano, restando molto alte e irregolari; dopo 10’ rallentano e se ne evidenziano circa 10 nel tracciato. C’è da aggiungere che l’operatore sospende la registrazione e la riprende solo all’inizio, segnato come “estasi”, dopo aver spento l’apparecchio due volte, come da sue note.
L’evento (estasi) dura circa 3’ e si nota subito sull’EDA un’ incremento di onde anche dicrote alte anche 55 mm e con frequenza 16 al minuto primo di varia ampiezza e altezza,
– nella preghiera l’EDA diminuisce a onde alte dai 10 mm ai 25 mm,
– mentre alla fine dell’evento si hanno due onde oltre 50 mm e larghe 7” e poi, nel dopo, la frequenza dell’EDA diminuisce.
La tabella del CAM (cardio activity monitoring) è già stata segnalata (pag.163 nota 2, Verrà a visitarci dall’alto). Comunque si può constatare che le variazioni del pletismo presentano qualche treno d’onda man mano che si avvicina l’ora dell’evento, non in modo vistoso come in altre registrazioni: anzi l’innesco avviene con pletismo non modificato, cioè con onde ampie registrate, e anche durante tutto l’evento (sebbene ci sia un iniziale innalzamento della frequenza cardiaca a 122’ da 96’, dopo 30” la frequenza cardiaca è 108’, ma il pletismo si è mantenuto non in ortosimpatico tono, ma in parasimpatico tono, con rilassamento e con onde variabili, ma sempre in rilassamento. Nel dopo estasi immediato la f.c. [frequenza cardiaca] si riporta sui 120’ per riportarsi dopo 30” sui 96’.
Commento: nella registrazione di questo evento (estasi) del 1986
– non ci sono le caratteristiche dell’iperstimolazione ortosimpatica
– e, in particolare, c’è solo un innalzamento della frequenza cardiaca (22%) che non si accompagna a una riduzione del pletismo o tono vascolare, che è più precoce e che precede l’innalzamento della frequenza cardiaca.
– È ben vero che non è stato definito il riflesso di orientamento (OR) per stabilire se il soggetto ha/o sta cambiando stato di coscienza, e cioè diventa attore/spettatore dissociandosi,
– ma non si hanno neppure la concomitante riduzione dell’attività elettrodermica tonica (riflesso di vigilanza) e fasica (riflesso di orientamento), come dovrebbe esserci nell’hyperarousal ortosimpatico, che non è però (da segnalare) compresa nella tabella di Fischer. Quindi il soggetto potrebbe trovarsi ancora nello stato di “arousal” prima di avere il blocco ascendente degli stimoli esterni/o nella variazione dello stato di quotidianità ed avere un’immagine immaginativa che mimerebbe non con l’intensità delle caratteristiche immaginative dello stato estatico, che ha pure variazioni psicofisiologiche più evidenti.
3.5.2 Secondo evento del 18/03/1986
18/03/1986. Inizio stato “estatico”, quando Marija si mette in ginocchio.
Fine secondo episodio stato estatico di Marjia.
Questa registrazione ha una durata di circa 4’. Ha un pre-evento di 35” e un evento che dura 2’. La registrazione è incompleta: mancano il respiro costale e diaframmatico: inoltre è discontinua la traccia sia dell’attività elettrodermica che dell’attività cardiaca periferica.
Si nota però che il tono vascolare è ampio, di tipo rilassato: cioè in parasimpatico tono, quando di mette in ginocchio, presenta una breve costrizione del tono vascolare di 3” che si ripete dopo il solito tono rilassato per 5” con diminuzione del 50% del tono medesimo; ma è prevalente un’ampia onda fasica del tono vascolare e una frequenza cardiaca che si innalza 10” prima e 10” dopo. Permangono le alte onde fasiche dell’EDA, che diminuiscono dopo 60”.
La registrazione non è delle migliori e va presa come tale; tuttavia essa fa pensare come nel primo caso che non c’è stata variazione di stato di coscienza, se non un’oscillazione di arousal e non di verosimile iperstimolazione ortosimpatica. Il commento ripete già il dubbio espresso nel primo caso: ovvero che non si tratta di una variazione di stato di coscienza come ingresso in uno stato estatico come iperstimolazione simpatica.
4. Conclusioni dell’indagine suppletiva del 2012
Il riscontro di due registrazioni, discontinue e senza alcuni parametri, come le respirazioni e la stessa attività elettrodermica discontinua, e la sospensione della registrazione in più punti precedenti l’evento, per motivi che l’operatore M.M. ha ritenuto opportuni, danno un quadro non completo della registrazione del preevento e dell’evento registrato durante una ripresa televisiva del 1986.
Non dimostra che il soggetto testato si trovasse verosimilmente in uno stato modificato di coscienza come prevedeva la tabella di Fischer per l’estasi e quanto si era soliti registrare durante quegli eventi sia “spontanei” sia di visualizzazione personale o guidata.
Questi sono i riscontri psicofisiologici, che accompagnano e che non studiano l’immagine immaginativa presente in quei momenti a quella persona; si può notare che gli stessi commenti si possono applicare anche alla registrazione del 12/12/1998, quando Marjia mostra un’attivazione emozionale (pletismo) più intensa nel relazionare sulla sua visione che non durante la sua visione.
Le interpretazioni circa la mancanza o presenza di parametri non appartenenti allo stato modificato comportano la difficoltà dello studio di queste fenomenologie e la possibilità che non tutti gli stati modificati di coscienza abbiano le stesse caratteristiche (come dimostrato, non solo in questo studio, ma nell’ampia casistica studiata e riferita in più articoli).
Si potrebbe verosimilmente acclarare una gamma già ipotizzata di tipologie in cui lo stesso evento può appartenere a differenti stati di coscienza, tra cui anche lo stato ordinario di coscienza in via di disattivazione del medesimo (stato discreto) e di attivazione di altri stati intermedi (discreto) rispetto a quelli finali previsti, sebbene sia stata dimostrata, più o meno profondamente, una correlazione significativa con quanto descritto nella letteratura mistica e ultimamente con l’impostata cartografia neurofisiologica di R. Fischer per il raggiungimento e l’evolversi dello stato Estatico Cattolico.
A Medjugorje, come in altri centri apparizionali, è già stato documentato e affermato (nota 2) che i cosiddetti “veggenti ufficiali” non hanno, tutte le volte che affermano di “vedere” la Madonna, le medesime risposte psicofisiologiche che si dovrebbero riscontrare seguendo la mappa di Fischer con attivazione iperadrenergica, già presente con le stesse caratteristiche nelle descrizioni cliniche di tali manifestazioni nei secoli scorsi.
Quindi le ipotesi già avanzate nei vari riscontri strumentali (circa una ventina di registrazione su oltre 10.000 eventi dichiarati per Medjugorje, oltre ad una cinquantina di altri soggetti con circa un centinaio di registrazioni poligrafiche, soggetti che si erano autoproclamati veggenti/visionari. Quindi si può concludere che (vedi nota 3, pag.163 del 1988):
– Il soggetto si può trovare in uno stato di coscienza ordinario e quindi non presenta le variazioni previste da Fischer per lo stato estatico, ma può essere ai limiti dello stato ordinario di coscienza (SdC) ed avere lo stesso l’immagine immaginativa guida.
– Il soggetto modifica, nella preparazione dell’evento, il suo stato di coscienza ordinario e arriva a qualche stato intermedio di attivazione simpatica senza oltrepassare però la prova di realtà e avere l’immagine immaginativa.
– Il soggetto riconosce come esperienziale e quindi “reale” uno stimolo della cui esperienza il soggetto è fortemente motivato e può andare oltre la prova di realtà:
quindi modifica la neurofisiologia vegetativa oltre all’immagine immaginativa.
– Il soggetto può raggiungere uno stato di estasi Cattolica seguendo il modello psicofisiologico di tipo orientale, prevalente o concomitante (vedi registrazione del 1986) o susseguente.
– Il soggetto entra in uno stato di estasi Cattolica psicofisiologica e ha modificazioni che agiscono a livello cognitivo-comportamentale, e quindi modifica i riscontri psicofisiologici previsti a varia intensità dei medesimi.
– Il soggetto non sempre segue lo schema di Fischer e/o i riscontri preparatori alla variazione psicofisiologica del suo stato di coscienza e riscontrati strumentalmente.
5. Bibliografia consultata
1) G. Gagliardi, Le immagini mentali che accompagnano le trance estatiche. Rievocazione con registrazione poligrafica delle esperienze estatiche alle Ghiaie di Bonate di Adelaide Roncalli a. 50 il 04/05/1988, dicembre 2010.
2) G. Giacometti, P. Sessa, Verrà a visitarci dall’alto,1988, stampato in proprio, pagg. 160-163. Le tabelle della frequenza cardiaca sono a pag. 163
3) A. Resch, G. Gagliardi, I veggenti di Medjugorje, Ricerca Psicofisiologica 1998, Resch Verlag, Innsbruck, 2000
4) G. Sacco, I giochi della mente, Edizioni Melusina, 1994
5) A. Richardson, Mental Imagery, N Y Springher,1969
6) R.Fischer: A cartography of ecstatic and meditative states. Science, 174, N. 4012, 1971
7) A.M. Ludwig: Altered States of Consciousness. Arch. Gen. Psychiatr, 15, 225-234, 1966
8) C.Tart: Stati di coscienza. Astrolabio, 1977
9) AA.VV.: La fenomenologia della coscienza normale e alterata. Theta Pubblicazioni 2000 del Centro Studi sulla Psicofisiologia degli Stati di Coscienza di Milano
10) A. Antonietti, Le immagini, Formato file: PDF/Adobe Acrobat; www.erickson.it/erickson/repository/pdf/doc_cre_7.1.1.pdf
11) See R. Fischer, Ann. NY Acad. Sci. Vol. 96 (1962): 44ff.
12) B. Anand at et al, Electroencephalogr. Clin. Neurophysiol.Vol. 13 (l96l): 452
13) Fischer, “Cartography“, p. 298.
14) Riflesso di orientamento o presenza – Wikibooks; 23 giu 2010… Il riflesso di orientamento (prima soglia) è stato descritto inizialmente da Pavlov in quanto espressione dello stimolo incondizionato… it.wikibooks.org/…/La_prima_soglia:_riflesso_di_orientamento_o_presenza_ nel_mondo -Copia cache
15) M. Costa, Utilizzo del riflesso di Startle per lo studio delle attività. Formato file: PDF/Adobe Acrobat – Visualizzazione rapida di riflesso di orientamento e di difesa i quali dipendevano dalle caratteristiche dello stimolo scatenante e potevano essere distinti in base… www.marcocosta.it/gipriflessodistartle.pdf
16) Le basi neuropsicologiche del movimento; Formato file: PDF/Adobe Acrobat – Visualizzazione rapida; stimolo che provochi il Riflesso di Orientamento (Sokolov, 1973). Quando appare qualcosa, nel nostro caso, una macchina, la nostra attenzione si orienta… www.aikikai.it/quaderni/02/006_Corso1.PDF – Simili
17) Wundt e la psicologia scientifica: Lo strutturalismo; Formato file: Microsoft Powerpoint – Visualizzazione rapida. Dopo questa serie di studi Pavlov ha parlato del “riflesso di curiosità” che poi verrà chiamato “riflesso di orientamento”, che serve ad indicare la…galileo.cincom.unical.it/corsi/ps_gen07/body…/2_Cenni_storici.ppt – Simili
18) Il riflesso di orientaménto – Sapere.it
19) In psicologia, riflesso di orientamento, termine introdotto dallo psicofisiologo russo I. P. Pavlov per indicare una complessa serie di reazioni…www.sapere.it/enciclopedia/orientaménto.html – Copia cache
20) G. Lapassade, L’io nella transe, Edizioni Feltrinelli, 1984
21) Milton Erickson, Opere complete, vol. I, La natura dell’ipnosi e la suggestione. Edizioni Astrolabio
22) Milton Erickson, Opere complete, vol. II, Alterazione ipnotica dei processi sensoriali percettivi e fisiologici. Edizioni Astrolabio
23) Milton Erickson, Opere complete, vol. III, L’indagine ipnotica dei processi psicodinamici. Edizioni Astrolabio
24) Milton Erickson, Opere complete, vol. IV, L’ipnoterapia innovatrice (Astrolabio Roma 1982 1983 1984)
25) Milton Erickson, Il manuale completo. Edizioni Astrolabio 1985
26) A scuola d’ipnosi, a cura di.ZEIG (Boringhieri Torino 1983)
27) F. D’Alpa, La scienza e Medjugorje. III IL dossier Gagliardi, Edizioni Laiko 2011